A voi reverendissimo e carissimo Padre in Cristo Ges, io
Catarina, serva e schiava di Dio e vostra, e di tutti i servi di
Dio, scrivo, e vi conforto nel prezioso sangue sparso con tanto
ardentissimo amore per noi.
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E bench presunzione sia, voi mi perdonerete, e lo porrete
all'amore e al desiderio che io misera miserabile ho della salute
vostra e d'ogni creatura; ma singolarmente di voi che siete Padre
di molte pecorelle.
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E per vi prego dolcissimamente che vi destiate, e leviate dal
sonno della negligenza, imparando dal dolce Maestro della carit;
che ha posto la vita come pastore per le pecorelle, che
volontariamente udranno la voce sua, cio coloro che saranno
osservatori dei comandamenti suoi.
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E se ci cadesse cogitazione nel cuore: Io non posso seguire
questa perfezione, perch mi sento debole e fragile ed imperfetto; e
per lillusione del dimonio, e per la fragilit della carne, e per le
lusinghe e inganni del mondo sono indebolito;
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e veramente, reverendo Padre, cos, perch colui che segue
questo, diventa debole, e s pauroso e timoroso di timore servile,
che, come fanciullo, teme dell'ombra sua, e pi l'ombra della
creatura, che l'ombra sua: ed intanto abbonda in lui questo timore,
che non si cura, per non dispiacere alle creature, e per non
perdere lo stato suo, che il suo Creatore sia offeso, e
d'offenderlo.
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Ma se egli prudente e savio, fugge alla madre, e nel suo grembo
diventa sicuro e perde ogni timore. Onde la inestimabile Bont ha
posto rimedio contro ogni nostra debolezza con la sua ineffabile
carit. Perch ella quella dolcissima madre, che ha per nutrice la
profonda umilt, e nutre tutti i figliuoli delle virt, e nessuna
virt pu avere vita se non concepita e partorita da questa madre
della carit.
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Cos dice quellinnamorato di Paolo, raccontando molte virt: che
nulla gli vale senza la carit. Adunque seguite quei veri pastori
che seguirono Cristo crocifisso: perch furono uomini come voi; e
potente Dio, come allora, perch egli incommutabile.
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Ma essi tenevano le vestigia sue; e conoscendo la debolezza
loro, fuggivano umili, abbattuta la superbia dell'onore e amore
proprio di s, e fuggivano alla madre della vera carit; e ivi
perdevano ogni timore servile. E non temevano di correggere i
sudditi loro, perch tenevano a mente la parola di Cristo; cio: Non
temete colui che pu uccidere il corpo, ma me.
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E non me ne meraviglio; perch l'occhio loro e il gusto non si
pasceva di terra, ma dell'onore di Dio e della salute delle
creature; volendo servire, e ministrare le grazie spirituali e
temporali. E come di grazia avevano ricevuto, di grazia davano, non
vendendo per pecunia, n per simonia. Ma facevano come buoni
ortolani e lavoratori posti nel giardino della santa Chiesa.
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E non attendevano n a giuochi, n a grossi cavalli, n alla molta
ricchezza, n a spender quello della Chiesa nel disordinato vivere,
n quello che deve essere dei poveri. Ma stavano come fortificati da
questa madre, al vento e all'acque delle molte battaglie, a
divellere i vizi, e piantare le virt; perdevano s e guardavano il
frutto che portavano a Dio.
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Ed erano privati dell'amore proprio: onde amavano Dio per Dio,
e perch somma bont e degno d'amore; e s amavano per Dio, donando
l'onore a Dio e la fatica al prossimo; e il prossimo per Dio, non
guardando ad utilit che da lui potessero ricevere, ma solo che egli
possa avere e gustare Dio.
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Oim, oim, oim, disavventurata l'anima mia! Non fanno oggi cos.
Ma perch amano d'amore mercenario, amano loro per loro, e Dio per
loro, e il prossimo per loro. E tanto abbonda questo perverso
amore, il quale pi tosto si deve chiamare odio mortale, perch ne
nasce la morte! Oim, piangendo lo dico, che non si curano delle
immundizie, n di mercantare e vendere la grazia dello Spirito
Santo.
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Vengono i ladri che furano l'onore di Dio e lo danno a loro.
Oim, e non lo impiccano per correggimento. Vede il lupo infernale
portarne la pecora, e chiude gli occhi per non vederla. E questa la
cagione perch non vede e non corregge; cio per amore proprio di s;
onde nasce il disordinato timore; perch egli si sente in quei
medesimi vizi, i quali gli legano la lingua e le mani; e non lo
lascia correggere n castigare il vizio.
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Non vorrei dunque, carissimo, reverendissimo e dolcissimo Padre
in Cristo Ges, che questo avvenisse a voi, ma vi prego che siate
pastore vero, a porre la vita per loro. E per dissi, che io pregavo
e desideravo con grande desiderio che vi levaste dal sonno della
negligenza; perch chi dorme, non vede e non sente.
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E avete bisogno di molto vedere, molto sentire; perch avete a
rendere ragione di loro, e siete in mezzo dei nemici, cio del
corpo, del dimonio, e delle delizie del mondo. La necessit della
vostra salute m'invita a destarvi, e col lume seguire la vita e i
santi modi dei veri pastori.
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Accostatevi dunque a questa dolce madre della carit, la quale
vi toglier ogni timore servile e ogni freddezza di cuore, e vi dar
fortezza e larghezza e libert di cuore. Perch Dio carit: e chi sta
in carit sta in Dio e Dio in lui.
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Adunque, Padre, poich abbiamo veduto che la carit fortifica e
ci toglie la debolezza, e i nimici sono molti e ci assediano; non
da indugiarsi a entrare in questa fortezza, seguendo la via della
verit e degli altri pastori. Non aspettate il d di domani; ma vi
prego per l'amore di Cristo crocifisso, vi rechiate innanzi la
brevit del tempo, perch non sapete se avrete il d di domani.
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Vi ricordo che voi dovete morire, e non sapete quando. Non dico
pi, Padre, se non che perdoniate a me misera miserabile. E perch
siete Padre dei poveri, e perch mi pregaste e mi faceste promettere
che la prima limosina che fosse da fare, che mi venisse alle mani,
io vi richiedessi;
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e per ardisco e richiedo voi, come Padre dei poveri, e per
adempire la promessa che io vi feci... onde sappiate che io ho per
le mani da fare una grandissima limosina, cio al monastero di
SantAgnese, del quale altra volta vi scrissi che sono buone donne,
e santissima famiglia; ed in grande bisogno.
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Ma tra gli altri questo, che essendo il monastero di fuori si
ordinato che torni dentro per cagione delle brighe e delle guerre:
ma si vuole per loro comincio cinquanta fiorini d'oro, per la parte
del monastero; e gli altri mette il Comune. E per io vi scrivo la
necessit loro. Vi prego e vi stringo, che sforziate il potere
quanto potete.