Carissima figliuola in Cristo dolce Ges. Io Catarina, serva e
schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue
suo; con desiderio di vedervi fondata in vera e perfetta carit, la
quale carit un vestimento nuziale, che ricopre ogni nostra nudit, e
nasconde le vergogne nostre, cio il peccato, il quale germina
vergogna; lo spegne e consuma nel suo calore.
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E senza questo vestimento non possiamo entrare alla vita
durabile, alla quale siamo invitati. Che carit? un amore
ineffabile, che l'anima ha tratto dal suo Creatore, con tutto
l'affetto e con tutte le forze sue. Dico che l'aveva tratto dal suo
Creatore: e cos la verit.
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Ma come si trae? coll'amore: perch l'amore non s'acquista se
non coll'amore e dall'amore. Ma tu mi dirai, carissima figliuola:
Che modo mi conviene avere a trovare e acquistare questo
amore?
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Ti rispondo, per questo modo. Ogni amore s'acquista col lume:
perch la cosa che non si vede, non si conosce; onde non
conoscendosi, non s'ama. Si conviene dunque avere il lume, acci che
tu veda e conosca quello che tu debba amare.
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E perch il lume c'era necessario, provvede Dio alla nostra
necessit, dandoci il lume dell'intelletto, che la pi nobile parte
dell'anima, colla pupilla, che vi dentro, della santissima fede. E
ti dico che, poniamoch la persona offenda il suo Creatore, non
passa per n vive senza amore, n senza il lume.
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Perch l'anima, ch' fatta d'amore e creata per amore allimmagine
e similitudine di Dio, non pu vivere senza amore; n amerebbe senza
il lume. Onde se vuole amare, si conviene che veda.
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Ma sai che vedere , e che amare quello degli uomini del mondo?
un vedere tenebroso e oscuro; e per la oscura notte non si discerne
la verit: ed un amore mortale, per che d morte nell'anima,
togliendole la vita della Grazia.
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Ma perch oscuro questo vedere? Perch s' posto nelloscurit delle
cose transitorie del mondo, avendosele poste dinanzi a s, fuori di
Dio; cio che non le ragguarda nella sua bont, ma solo le ragguarda
per diletto sensitivo; il quale diletto e amore sensitivo mosse
lintelletto a vedere e conoscere cose sensitive.
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Onde quest'affetto che si nutre col lume dell'intelletto,
poniamo prima che l'affetto lo movesse, come detto , le d morte,
commettendo la colpa, e le toglie la vita della Grazia; perch
nessuna cosa si pu amare n vedere, fuori di Dio, che non ci dia
morte; e per quello che s'ama, si deve amare in lui e per lui, cio
riconoscere s e ogni cosa dalla sua bont.
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Sicch vedi, che questi ama e vede; perch senza amare e senza
vedere non si pu vivere. Ma differente l'amore degli uomini del
mondo, il quale d morte, dall'amore del servo di Dio, che d vita:
perch l'amore che s'acquista dal sommo ed eterno Amore, d vita di
Grazia.
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Poi dunque, locchio che ha il lume dellintelletto, lo deve
aprire col lume della santissima fede, e porsi per obietto l'amore
inestimabile che Dio ci ha mostrato. Allora l'affetto, vedendosi
amare, non potr fare che non ami quello che lintelletto vide e
conobbe in verit.
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O carissima figliuola, e non vedi tu che noi siamo un arbore
d'amore, perch siamo fatti per amore? Ed s ben fatto questo arbore,
che non alcuno che possa impedire che non cresca, non togliergli il
frutto suo, se egli non vuole.
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E gli ha dato Dio a questo arbore un lavoratore che l'abbia a
lavorare, per che gli piace; e questo lavoratore il libero
arbitrio. E se questo lavoratore l'anima non l'avesse, non sarebbe
libera; non essendo libera, avrebbe scusa del peccato: la quale non
pu avere; perch nessuno , n il mondo n il dimonio n la fragile
carne, che costringerla possa a colpa alcuna, se ella non
vuole.
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Perch questo arbore ha in s la ragione, se il libero arbitrio
la vuole usare; e ha l'occhio dellintelletto, che conosce e vede la
verit, se la nebbia dell'amor proprio non gliel'offusca. E con
questo lume vede dove debba esser piantato l'arbore: perch, se non
lo vedesse e non avesse questa dolce potenza dell'intelletto, il
lavoratore avrebbe scusa, e potrebbe dire: Io ero libero; ma io non
vedevo in che io potevo piantare l'arbore mio, o in alto o in
basso.
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Ma questo non pu dire; per che ha lintelletto che vede, e la
ragione, la quale un legame di ragionevole amore, con che pu
legarlo e innestarlo nell'arbore della vita Cristo dolce Ges. Deve
dunque piantare l'arbore suo, poi che l'occhio dell'intelletto ha
veduto il luogo, e in che terra egli debba stare a voler produrre
frutto di vita.
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Carissima figliuola, se il lavoratore del libero arbitrio
allora lo pianta l dove debba essere piantato, cio nella terra
della vera umilt (perch non lo deve porre in sul monte della
superbia, ma nella valle dellumilt); allora produce fiori odoriferi
di virt, e singolarmente produrr quel sommo fiore della gloria e
lode al nome di Dio: e tutte le sue operazioni e virt, le quali
sono dolci fiori e frutti, riceveranno odore da questo.
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Questo quel fiore, carissima figliuola, che fa fiorire le virt
vostre: il quale fiore Dio vuole per s, e il frutto vuole che sia
nostro. Di questo arbore egli vuole solamente questi fiori della
gloria, cio che noi rendiamo gloria e lode al nome suo; e il frutto
d a noi, per ch'egli non ha bisogno di nostri frutti, perch a lui
non manca alcuna cosa.
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Perch egli colui che : ma noi che siamo coloro che non siamo,
n'abbiamo bisogno. Noi non siamo per noi, ma per lui; per ch'egli
ci ha dato l'essere, e ogni grazia che abbiamo sopra l'essere. Che
a lui utilit non possiamo fare. E perch la somma ed eterna Bont
vede che l'uomo non vive dei fiori, ma solo del frutto (perch del
fiore morremmo, e del frutto viviamo); per toglie il fiore per s, e
il frutto d a noi.
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E se la ignorante creatura si volesse nutrire di fiori, cio,
che la gloria e la lode, che deve essere di Dio, la desse a s; s
gli toglie la vita della Grazia, e gli d la morte eterna, se egli
muore che non si corregga, cio che tolga il frutto per s, e il
fiore, cio la gloria, dia a Dio. E poi che l'arbore nostro piantato
cos dolcemente; egli cresce per s fatto modo, che la cima
dell'arbore, cio l'affetto dell'anima, non si vede da creatura dove
sia unito coll'infinito Dio per affetto d'amore.
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O figliuola carissima, io ti voglio dire in che campo sta
questa terra, acci che tu non errassi. La terra la vera umilt, come
detto ; e il luogo, dov'ella , il giardino chiuso del conoscimento
di s.
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Dico che chiuso, perch l'anima che sta nella cella del
conoscimento di s medesima, ella chiusa, e non aperta, cio che non
si diletta nelle delizie del mondo, e non cerca le ricchezze, ma
povert volontaria; e non le cerca per s n per altrui, e non si
distende in piacere alle creature, ma solo al Creatore.
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E quando il dimonio le desse laide e diverse cogitazioni con
molte fatiche di mente e disordinati timori, allora ella non
s'apre, ponendoseli a investigare, n a voler sapere perch vengano,
n a stare a contendere con loro; e non spande il cuore suo per
confusione n per tedio di mente; n abbandona gli esercizi
suoi.
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Anco si serra e si chiude colla compagnia della speranza e col
lume della santissima fede, e coll'odio e dispiacimento della
propria sensualit, reputandosi indegna della pace e quiete della
mente; e per vera umilt si reputa degna della guerra, e indegna del
frutto, cio che si reputa degna della pena che le pare ricevere nel
tempo delle grandi battaglie.
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E si pone sempre per obietto Cristo crocifisso, dilettandosi di
stare in Croce con lui: e col pensiero caccia il pensiero. Or
questo il dolce luogo dove sta la terra della vera umilt.
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Poich la cima, cio l'affetto dell'anima che va dietro
all'intelletto, come detto , ha conosciuto l'obietto di Cristo
crocifisso, l'abisso del fuoco della sua carit, il quale conobbe in
questo Verbo (perch per questo mezzo ci manifestato l'amore che Dio
ci ha);
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e questo Verbo conobbe nel conoscimento di s, quando conobbe s
creatura ragionevole creata allimmagine e similitudine di Dio, e
ricreata nel sangue dell'unigenito suo Figliuolo; allora l'affetto
sta unito coll'affetto di Cristo crocifisso; e coll'amore trae a s
l'amore; cio coll'amore ordinato, che leva sopra il sentimento
sensitivo, trae a s l'amore affocato di Cristo crocifisso.
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Perch il cuore nostro, quando innamorato d'amore divino, fa
come la spugna, che trae a s l'acqua. Perch la spugna se non fosse
messa nell'acqua, non la trarrebbe a s, non ostante che la spugna
sia disposta dalla parte sua.
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E cos ti dico che se la disposizione del cuore nostro, il quale
disposto e atto ad amare, se il lume della ragione e la mano del
libero arbitrio non lo leva e congiunge nel fuoco della divina
carit, non s'empie mai della grazia di Dio: ma se s'unisce, sempre
s'empie. E per ti dissi che dall'amore e coll'amore si trae
l'amore.
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Poi che il vasello del cuore pieno, egli innacqua l'arbore
coll'acqua della divina carit del prossimo; la quale una rugiada e
una pioggia che innacqua la pianta dell'arbore e la terra della
vera umilt, e ingrassa essa terra e il giardino del conoscimento di
s; per che allora condito col condimento del conoscimento della
bont di Dio in s.
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Tu sai bene che se l'arbore non bene innaffiato della rugiada e
della pioggia, ed riscaldato dal caldo del sole, non produrrebbe il
frutto, onde non sarebbe perfetto, ma imperfetto. Cos l'anima, la
quale un arbore come detto , perch fosse piantato, e non innaffiato
colla pioggia della carit del prossimo e colla rugiada del
conoscimento di s, e scaldato del sole della divina Carit; non
darebbe frutto di vita, n il frutto suo sarebbe maturo.
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Poi che l'albero cresciuto; e egli distende i rami suoi,
porgendo del frutto al prossimo suo, cio frutto di santissime e
umili e continue orazioni, dandogli esempio di santa e buona vita.
E anco li distende, quando pu, sovvenendolo della sostanza
temporale con largo e liberale cuore, schietto e non finto cio che
mostri una cosa in atto, e non sia in fatto; ma schiettamente e con
affettuosa carit lo serve di qualunque servizio egli pu, e che vede
egli abbia bisogno, giusta il suo potere.
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La Carit non cerca le cose sue, e non cerca s per s, ma s per
Dio, per rendere i fiori della gloria, e lode al nome suo; e non
cerca Dio per s, ma Dio per Dio, in quanto degno d'essere amato da
noi per la bont sua; e non ama n cerca, n serve il prossimo suo per
s, ma solo per Dio, per rendergli quel debito il quale a Dio non pu
rendere, cio di fare utilit a Dio.
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Perch gi io ti dissi che utilit a Dio non possiamo fare: e per
la fa Dio fare al prossimo suo; il quale un mezzo, che c' posto da
Dio per provare la virt, e per mostrare l'amore che abbiamo al
dolce ed eterno Dio.
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Questa Carit gusta vita eterna, consuma e ha consumato tutte le
nostre iniquit; e ci d lume perfetto, con pazienza vera, e ci fa
forti e perseveranti in tanto che mai non volgiamo il capo a dietro
a mirare l'arato; ma perseveriamo fino alla morte, dilettandoci di
stare in sul campo della battaglia per Cristo crocifisso; ponendoci
il sangue suo dinanzi, acci che ci faccia inanimare alla battaglia
come veri cavalieri.
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Adunque, poi che c' tanto utile e necessaria, e s dilettevole
questa carit, ch senz'essa stiamo in continua amaritudine, e
riceviamo la morte, e sono scoperte le nostre vergogne, e
nell'ultimo d del giudizio siamo svergognati da tutto l'universo
mondo, e dinanzi alla natura angelica e a tutti i cittadini della
vita durabile, dove vita senza morte, e luce senza tenebre, dove la
perfetta e comune carit, partecipando e gustando il bene l'uno
dell'altro per affetto d'amore;
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da abbracciarla, questa dolce regina e vestimento nuziale della
carit, e con ansietato e dolce desiderio disporsi alla morte per
poter acquistare questa regina; e poich l'abbiamo, voler sostenere
ogni pena da qualunque lato elle ci vengano, fino alla morte, per
poterla conservare e crescere nel giardino dell'anima nostra.
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Altro modo n altra via non ci vedo. E per ti dissi che io
desideravo di vederti fondata in vera e perfetta carit.
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Ti prego, per l'amore di Cristo crocifisso, che ti studi quanto
tu puoi, di fare questo fondamento; e non ti bisogner di temere di
questo timore servile; n di avere paura dei venti contrari delle
molestie del dimonio e delle creature, le quali sono tutti venti
contrari che vogliono impedire la nostra salute.
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Ma perch, l'arbore posto nella valle non potr essere offeso dai
venti, sia umile e mansueta di cuore. Altro non ti dico.